16-09-2020

La sostenibilità in un racconto fotografico

Urban Reports, collettivo di fotografi documentaristi e ricercatori indipendenti, ha realizzato un racconto fotografico nei territori delle architetture testimonial del progetto europeo Interreg-ALCOLTRA 2014/2020 Habit.A, sulla sostenibilità e la qualità del costruito

Come possiamo definire la qualità e la sostenibilità di un intervento architettonico, pubblico o privato che sia? In che modo ogni intervento dialoga con il contesto culturale e socio-economico del luogo in cui si inserisce? Che tipo di relazione instaura con il contesto e come viene concepito dalla comunità?

Sono le domande da cui è partito il collettivo Urban Reports per realizzare il racconto itinerante del progetto di Habit.A. Durante il mese di agosto, il team di professionisti ha viaggiato nei territori italiani e francesi, indagando progetti di spazi di vita quotidiana che caratterizzano il paesaggio contemporaneo di questa porzione delle Alpi.

Dodici giorni e dieci architetture scelte sotto la lente di ingrandimento

I fabbricati scelti sono quelli selezionati come architetture responsabili testimonial, dalla giuria italo-francese durante l’incontro del 26 settembre 2019 a Cuneo.

Il punto di partenza, il 13 agosto, è stata la maison de village, a Forcalquier (5000 ab), una piccola cittadina oggi aperta a un nuovo ripopolamento e allo sviluppo del turismo, dell’agricoltura e dei servizi urbani, da cui poi si è giunti fino a Romette (1592 ab), in cui il focus è stato posto sul Habitats groupés, che raggruppa edifici in legno completamente passivi, nati per ripensare la sostenibilità abitativa. Il percorso è proseguito alla maison du bois, uno spazio di esposizione e promozione della filiera del legno, nel comune di Méolans-Revel (350 ab), nella valle dell’Ubaye.

Quarta tappa Prinardo, nel comune di Argentera (80 ab), dove è stato possibile osservare un antico fienile trasformatosi in una casa unifamiliare, in cui emerge una rivisitazione contemporanea degli antichi materiali, un connubio perfetto fra la modernità e il culto della conservazione.

Il giorno seguente si è giunti nel comune di Rittana (103 residenti), per la borgata Paraloup, in cui storia e formazione diventano l’occasione attesa di rinnovamento non solo dal punto di vista edilizio, ma anche della percezione della vita alpina.

19 agosto, sesta tappa: nel comune di Castelmagno (59 residenti) l’attenzione è puntata sulla Borgata Valliera che, in 15 anni, da un semplice insieme di ruderi si è trasformata in un’azienda agricola, un rifugio e un consorzio che riunisce i proprietari della borgata e mira a creare un progetto comune di ripensamento delle risorse, nell’ottica della vocazione territoriale.

La Borgata Roccia, in Val Varaita, è una delle ultime tappe con i suoi 18 abitanti. Qui è stata osservata la quotidianità di un allevatore a partire dallo studio di una stalla, che si inserisce nel territorio influenzando il sistema produttivo locale e la definizione del paesaggio attorno.

Ancora, i ragazzi del collettivo sono giunti fino a Ostana, nella Valle Po, e Lou Pourtoun nella borgata Sant’Antonio, dove l’architettura è stata concepita e sviluppata all’interno di un processo di rigenerazione della comunità.

La penultima visita riguarda l’Acino della cantina Ceretto, nella Bassa Langa. Un ottimo punto di osservazione per capire in che modo la vite hanno influenzato il paesaggio del territorio.

Ultima tappa, il 26 agosto, una finestra sulle langhe, in Alta Langa a Cigliè. Dieci frazioni, come dieci erano le strutture scelte per questo progetto di UR, sparse in un territorio collinare abitato da 190 persone, in cui è forte la spinta rigenerativa.

Questi territori, molto diversi fra loro, hanno però un unico denominatore comune, quale l’aver vissuto il trauma del crollo demografico che li ha impoveriti sotto diversi aspetti a partire dal secondo dopoguerra, per poi ritrovarsi estremamente indeboliti in vista del nuovo millennio.

Foto in apertura di Alessandro Guida, UR